Alcuni giorni fa il CTS ha chiesto al governo l’introduzione dell’obbligo vaccinale, anche se sarebbe più opportuno dire che il governo, tramite il CTS da lui stesso nominato, ha chiesto a sé stesso di introdurre l’obbligo. Ma il punto non è questo, il punto è l’escalation a cui stiamo assistendo. In neanche due settimane, mentre ancora combattiamo contro il Green Pass – introdotto il 6 agosto – già si annuncia l’arma successiva: l’obbligo. Questo significa che toglieranno il Green Pass? Niente affatto, la progressione procede per accumulo. Prima chiusure, poi mascherine e distanziamento, poi chiusure, mascherine, distanziamento e vaccino, poi chiusure, mascherine, distanziamento, vaccino e Green Pass, poi chiusure, mascherine, distanziamento, vaccino, Green Pass e obbligo. Il passo successivo sono i campi di detenzione/quarantena perenne per chi non rispetta l’obbligo e la vaccinazione forzata dei minori. A quel punto saremo rimasti in così pochi che potranno anche buttarci ai pesci.
La coscrizione volontaria si è fermata al 60%; con l’aggressione, come giustamente l’ha chiamata Figliuolo, alle fasce giovanili in rincalzo alla renitenza dei cinquanta/sessantenni, si raggiungerà forse il 70%. A questo punto serve l’obbligo. Basterà l’annuncio di pesanti sanzioni pecuniarie e penali per convincere un altro buon 10/15%, forse qualcosa di più. Quando saranno vicini al 90% potranno procedere con gli arresti presso i campi di detenzione e la sottrazione dei minori, come sta accadendo in Australia. Si parla di questi campi da mesi, ovviamente come di fake news: sono una realtà, come è una realtà l’intero piano di assimilazione al nuovo mondo tecnologico e militare descritto e spesso anticipato nell’ultimo anno e mezzo nonché ampiamente previsto fin dagli anni sessanta presso l’ala radicale e libertaria della sinistra occidentale.
Sono tutti concordi. Dalla politica ai sindacati, agli industriali. Appena il governo del banchiere e dei preti ha introdotto il Green Pass, sia chi si dichiarava contro quanto i favorevoli, tutti indistintamente hanno iniziato a chiedere l’obbligo. C’è una sproporzione totale tra la minaccia epidemiologica – ormai sempre più remota, contenibile – e la “soluzione”: proprio questa mancanza di senso della misura fa capire che in ballo c’è molto di più della vaccinazione collettiva. Questo è un processo ideologico, culturale ed economico che mira a risettare l’intero sistema occidentale senza che nulla cambi in ordine alle cause del suo tracollo, a partire da quelle spirituali – le meno citate di tutte, e dunque le principali. Il prossimo mese è decisivo.Dobbiamo prevedere e anticipare tutte le mosse, anche se è doloroso farlo, perché implica uno stato d’ansia crescente, e farci trovare pronti. Non è la prima volta che un’accelerazione del sistema produce esuli e guerriglieri.
Qualcuno imbraccerà il fucile per evitare una vaccinazione? Ne dubito. Sono furbi, la verità va cercata altrove. Perché la ricerca si sposti, è dunque indispensabile produrre a nostra volta un’escalation di tensione che costringa il governo ad alzare il filo spinato prima che si sia rimasti in pochi. A quel punto, sarà sempre più difficile sostenere di proteggere un bene comune, perché un bene comune – se è tale – è appunto un valore condiviso e non qualcosa che ha bisogno dell’uso della forza per imporsi. Loro alzeranno il filo spinato e sarà chiaro a tutti che c’è una guerra in atto e questa guerra, che nasce col preteso dell’epidemia e poi della coscrizione universale, riguarda tutto tranne che un virus e una puntura. La mobilitazione totale è cominciata. Un solo mese per alzare il livello dello scontro.
Maurizio Fagandini
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