di Alberto Attolini

Sabato prossimo, 1 ottobre, Italexit parteciperà alla manifestazione “Una rosa per Norma”, giunta alla quarta edizione e organizzata dal Comitato 10 Febbraio, affiancato dall’Associazione nazionale volontari di guerra, dal Centro studi Italia e dall’Associazione culturale Pietro e Marianna Azzolini. A Reggio Emilia, alle ore 11:00 in Piazza della Vittoria, sarà ricordata Norma Cossetto. La sua vicenda dovrebbe essere ormai nota al grande pubblico, grazie anche al film Red Land uscito nel 2018: una studentessa universitaria istriana, di lingua italiana e fascista, che venne rapita dai partigiani titini, slavi e comunisti, che fu seviziata, sottoposta a un interminabile stupro di gruppo e infine gettata ancora viva in una foiba, dove morirà di stenti. È significativo, ma anche naturale, che tra i promotori del ricordo vi sia l’associazione dedicata a Marianna Azzolini, anche lei donna, anche lei vittima di violenze brutali da parte dei comunisti.

Due anni fa il nome di Norma Cossetto tornò alla ribalta nella nostra città. Il consiglio comunale aveva deciso di intitolarle una strada, quando, improvvisamente, l’iter burocratico si bloccò, sfociando in una situazione sconcertante. Malgrado la Cossetto fosse stata decorata della medaglia d’oro al valore civile dal presidente della Repubblica Ciampi (persona dai trascorsi di sinistra), e malgrado la votazione favorevole e vincolante del consiglio comunale, la commissione toponomastica si rese protagonista di un episodio letteralmente inaudito, mettendone in dubbio la dignità ad avere un luogo pubblico dedicato e al tempo stesso arrogandosi un potere inesistente di censura nei confronti del consiglio comunale, organo superiore alla medesima commissione. Tale vicenda, a dir poco grottesca, che è giunta fino ai palazzi romani, ha rivelato che in Comune lavorano persone più realiste del re o, per adattare il modo di dire alla situazione reggiana, più staliniste degli stalinisti.

E non si parla di “stalinisti” a caso: Concetto Marchesi, già rettore dell’università di Padova e comunista “quando pioveva”, si adoperò affinché alla povera ragazza fosse concessa la laurea alla memoria, riconoscimento che giunse nel 1949.

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