A cura del Circolo Italexit di Reggio Emilia.

E sì, bisognerà sperare che una mela al giorno possa toglierci il medico di torno, perché oggi è sempre più difficile prenotare visite, anche oncologiche e addirittura stiamo continuando a prendere appuntamento con il medico di base. Una volta, quando stavi male, andavi in ambulatorio, aspettavi il tuo turno e venivi visitato. Oggi devi prendere un appuntamento e ti può capitare che non ci sia più posto, sempre che la tua terapia non sia Tachipirina e vigile attesa. Se da una parte si sono aperti ovunque centri vaccinali, non è andata così per le visite che seguono liste d’attesa interminabili e a questo punto, ingiustificabili. Sembra che le risorse siano disponibili solo per il Covid.

Non solo, nel silenzio delle quarantene e con la scusa del Covid, si stanno tagliando i servizi primari, spariscono pronto soccorso importanti e altri chiudono alla sera, riversando sul Santa Maria una quantità di richieste ingestibili, soprattutto in caso di urgenze. Nel pronto soccorso ci si trova ammassati e con il rischio di ammalarsi di più di quando si è entrati, attendendo ore e ore prima di poter essere visitati.

I risparmi interessano tutti i reparti e i servizi, tagliati alla base, quella che è a diretto contatto con l’utenza, per fare quadrare i conti dei piani alti, delle dirigenze, che meno spendono e più guadagnano.

Così la trasformazione della nostra USL in AUSL è stata tradotta in un clamoroso ridimensionamento di servizi essenziali e lo possiamo capire dagli appalti in atto sui centri prelievi, su Cuptel e su altri rami dell’azienda, già in programma per essere gestiti esternamente.

A questo punto paghiamo ben due volte la sanità: con le tasse e con la libera professione, se ci stanchiamo di attendere mesi e mesi per una visita medica, spesso disponibile solo a parecchi chilometri di distanza.

Ormai la figura del dipendente pubblico in sanità è talmente sottovalutata che ai concorsi si presentano sempre meno candidati, perché la prospettiva è di essere pagati poco, sottoposti a carichi di lavoro estenuanti e a ritmi non dignitosi e pericolosi. Di conseguenza, si richiedono medici a cooperative o si assumono da altri Paesi, col rischio concreto che questi ultimi non parlino correntemente l’italiano o abbiano competenze limitate. La carenza di personale si è resa ancora più evidente con l’introduzione dell’obbligo vaccinale, che ha causato sospensioni prive di basi scientifiche.

Italexit chiede trasparenza sulle vere intenzioni riguardo alla sanità.

Ricordiamo, infine, che un servizio pubblico non dovrebbe essere tenuto a produrre utili (se non in rari casi), richiedendo agli utenti solo il pagamento di un prezzo politico, deciso e modulato di volta in volta, ma comunque tale da permettere l’accesso a tutti o quasi. Diversamente, i cittadini (con diritti tutelati dalla Costituzione) diventano consumatori, costretti a rinunciare a quanto non si possono permettere, compresi proprio i servizi essenziali. Sanità, trasporto pubblico, poste, settore energetico, telecomunicazioni… sono stati forzatamente trasformati in società di capitali che devono produrre utili. Di conseguenza rialzano le tariffe e la soglia di accesso. Perché? Per il solito motivo: lo Stato non può più decidere politiche fiscali e sociali perché non può spendere il proprio denaro secondo la propria visione politica, a causa della cessione della sovranità monetaria.

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