A cura del Circolo Italexit di Reggio Emilia.
Dove eravamo rimasti?
Ah sì, eravamo rimasti al 2011, al taglio ripetuto e coordinato del rating italiano da parte delle agenzie. Eravamo rimasti alla procura di Trani che, Davide contro Golia, osò indagare su questo immotivato e ingiustificato attacco concentrico contro l’Italia: vennero alla luce anche documenti riguardanti scambi di mail riservati tra i responsabili delle sedi italiane di queste agenzie, che sembravano avvalorare le tesi della procura. Puff. Tutto finito. Tutti assolti.
Pochi giorni fa una di queste “sorelle” (Moody’s), ad urne ancora calde, lancia un avvertimento (una intimidazione ricattatoria) verso un esecutivo che deve ancora insediarsi, paventando il declassamento dei titoli di Stato italiani al livello di “junk bond” (obbligazioni spazzatura), se non si faranno le riforme e non si darà piena attuazione al PNRR: ossia se non continueremo a smantellare ogni forma di protezione sociale e se non completeremo il nostro asservimento al vincolo esterno.
Lehman Brothers vi ricorda qualcosa? Un aiutino: chi erano quelle agenzie di rating che, fino ad un caldo venerdì pomeriggio di settembre 2008, giudicavano le obbligazioni di Lehman Brothers meritevoli della massima fiducia? Forse le stesse che il lunedì successivo prendevano atto del fallimento della quarta banca d’affari al mondo? Tutte tre le maggiori agenzie di rating (S&P, Moody’s, Fitch), nonostante i loro team di esperti, non si erano accorte che nelle pieghe dei bilanci di Lehman Brothers si annidava una bomba finanziaria sotto le sembianze di 630 miliardi di dollari di debiti.
L’attendibilità, l’imparzialità, la trasparenza, ma soprattutto la credibilità di questi soggetti finanziari, strumento della speculazione più cinica, sono nulle. Stanno a zero.
Caro lettore, se ancora nutri qualche dubbio, prenditi il disturbo di andare a leggere le compagini sociali di queste agenzie, enti privati al servizio di potentati privati che speculano sulla pelle delle genti.
Ricordiamoci anche che fino al 1970 le agenzie di rating valutavano autonomamente i soggetti da esaminare, tenendo per sé l’esito e comunicandolo solo dietro pagamento. Cioè: io che investo in una società posso commissionare uno studio, o avvalermi di uno già fatto. Pagando una commissione. Nel 1970 Moody’s (!) ha innovato radicalmente il modo di relazionarsi con il mercato, offrendo gratuitamente il proprio servizio ai clienti e richiedendo le commissioni direttamente alle imprese che domandavano il servizio di rating: il valutato paga per la propria valutazione.
Fate vobis.
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