di Alberto Attolini

Benedetta Fiorini, responsabile Attività produttive della Lega Emilia Romagna, ha attaccato l’Unione Europea. Bruxelles ha infatti concepito una norma a dir poco bizzarra: il nome del green, per ridurre inquinamenti e sprechi, verranno imposti entro il 2030 una riduzione delle sfilate di moda e l’obbligo di produrre tessuti durevoli e riciclabili, in modo da incentivare il riutilizzo degli abiti usati. “Tutto questo – denuncia la Fiorini – è inaccettabile, va assolutamente scongiurato”, perché così la Commissione Europea dà una mazzata al settore tessile e della moda, strategico per l’Italia e per la nostra regione.

Fin qui tutto bene anzi, sacrosanto. E lo diciamo noi che verso la Lega non abbiamo grosse simpatie.

Quello che va male, molto male, è la soluzione che la Fiorini propone: per fermare questa norma si appella chi l’ha concepita, auspicando che “l’Europa metta un freno a questa follia”. La soluzione passerebbe, quindi, per un ravvedimento di Bruxelles. Improbabile, sia detto, come un moto di pietà in un serial killer.

No, non è questa la strada giusta. Se la vigile attesa non ha funzionato con il covid, perché dovrebbe aver successo con l’Unione Europea? Abbiamo trascorso gli ultimi vent’anni vigili in attesa che l’Europa inizi una politica a favore di tutti gli Stati membri e non solo a vantaggio di alcuni. Anche per la difesa del settore tessile la soluzione, torniamo a ribadire, è sempre la stessa: uscita dall’Unione Europea e dall’euro. In una parola: Italexit.

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