Il coordinatore provinciale di Italexit Erica Romani ha analizzato l’uso alimentare degli insetti dal punto di vista giuridico, esaminando cioè, cosa prevede al riguardo la normativa dell’Unione europea.

La cosa più sconvolgente è che l’Ue, dopo aver scritto esplicitamente che al momento non sono noti possibili rischi derivanti dal cibarsi di insetti, specialmente riguardo alla loro allergenicità (che però potrebbe causare shock anafilattici), e dopo aver raccomandato studi sull’argomento, ne ha autorizzato la commercializzazione, per di più senza imporre l’indicazione della loro potenziale pericolosità sull’etichetta. Si dovrà indicare solamente, tra gli ingredienti, la presenza di derivati dagli insetti, utilizzando il loro nome scientifico, che è in latino. Ovviamente in caratteri minuscoli.

Il motivo di questa commercializzazione frettolosa sembra proprio il voler favorire le multinazionali che producono in paesi dell’Oriente: Cina, Cambogia e Vietnam. Il decantato minor impatto ambientale, oltretutto, si rivela una bufala, in quanto la lavorazione degli insetti è più lunga di quella degli animali e la loro resa è naturalmente ben inferiore (l’’equivalente di 1 bistecca bovina è rappresentato da 800 grilli). Le multinazionali, tuttavia, oltre a guadagnare parecchio, si creano anche un posto privilegiato nel mercato: mentre il consumatore perderà la propria libertà, dipendendo sempre di più dall’estero, la nostra tipicità alimentare e le nostre aziende subiranno un duro colpo.

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